Rimango basito dall'applauso che l'assise di confindustria ha riservato all'amministratore delegato della Thyssen, recentemente condannato per il rogo degli operai della sua azienda. Siamo tutti a lagnarci della mancanza di sicurezza sul lavoro, salvo poi assolvere moralmente chi ne è responsabile. Eh sì, perché quell'applauso dice che lui no, altri sono i colpevoli, gli operai magari che sono morti hanno sbagliato, ma lui no, è innocente. Tanti i morti hanno sempre torto.
E' l'ennesimo episodio del disprezzo delle regole proprio degli italiani. Siamo così insofferenti ai lacci delle leggi che ci sentiamo vicini a chi viene condannato per averle infrante. Le regole infatti non vanno seguite, ma interpretate. Il passaggio a livello rosso non vuol dire che non si possa passare, basta fare attenzione al treno, salvo poi esserne travolti. La precedenza stradale non è una questione di sicurezza ma di cortesia, di bon ton. Quando siamo sulle strisce pedonali e qualcuno si ferma ringraziamo, perché anche se l'automobilista è costretto a fermarsi dal codice della strada, si sa, quelle sono solo parole.
Per costruire esistono regole rigide, ma come fa un povero palazzinaro a guadagnare i suoi miseri milioni in questo modo? Aggiungiamo un pò di sabbia nel cemento, tanto...
E questi rifiuti tossici? Li vogliamo smaltire come si dovrebbe? Ma sono costi, la parola magica stella cometa dei nostri tempi. E allora via sotto il terreno, magari di un campo agricolo.
E se pizzicano qualcuno siamo sempre pronti a trovare una giustificazione, in fin dei conti è un povero Cristo, un capro espiatorio e così via. Ma prima o poi saremo anche parte lesa. Eh sì perchè è facile sentirsi assolutori quando i danneggiati dall'infrazione delle regole non siamo noi. Ed invece è proprio questo che non capiamo. Un torto che viene fatto ad una persona è un torto fatto a tutti noi, perché lede l'idea di società, di comunità, il senso di giustizia e la fiducia in essa.
E' l'ennesimo episodio del disprezzo delle regole proprio degli italiani. Siamo così insofferenti ai lacci delle leggi che ci sentiamo vicini a chi viene condannato per averle infrante. Le regole infatti non vanno seguite, ma interpretate. Il passaggio a livello rosso non vuol dire che non si possa passare, basta fare attenzione al treno, salvo poi esserne travolti. La precedenza stradale non è una questione di sicurezza ma di cortesia, di bon ton. Quando siamo sulle strisce pedonali e qualcuno si ferma ringraziamo, perché anche se l'automobilista è costretto a fermarsi dal codice della strada, si sa, quelle sono solo parole.
Per costruire esistono regole rigide, ma come fa un povero palazzinaro a guadagnare i suoi miseri milioni in questo modo? Aggiungiamo un pò di sabbia nel cemento, tanto...
E questi rifiuti tossici? Li vogliamo smaltire come si dovrebbe? Ma sono costi, la parola magica stella cometa dei nostri tempi. E allora via sotto il terreno, magari di un campo agricolo.
E se pizzicano qualcuno siamo sempre pronti a trovare una giustificazione, in fin dei conti è un povero Cristo, un capro espiatorio e così via. Ma prima o poi saremo anche parte lesa. Eh sì perchè è facile sentirsi assolutori quando i danneggiati dall'infrazione delle regole non siamo noi. Ed invece è proprio questo che non capiamo. Un torto che viene fatto ad una persona è un torto fatto a tutti noi, perché lede l'idea di società, di comunità, il senso di giustizia e la fiducia in essa.
Sante parole!
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