mercoledì 31 agosto 2011

The blind side

The blind side è il titolo del bellissimo film con cui Sandra Bullock ha vinto l'oscar come migliore attrice. Film non distribuito in Italia nei cinema ma solo in DVD, per una scelta, a mio parere, assai discutibile della produzione, che considerava l'argomento del film troppo "americano".

E forse chi lo ha prodotto ha guardato solo in superficie e non ha capito di cosa parla la pellicola. Forse ha pensato che sia la storia da cenerentola di un grosso ragazzone nero, senza parenti, senza una casa, senza nulla, ma grande e buono come il toro Ferdinando molto citato nella pellicola. Adottato adolescente da una famiglia di miliardari, è diventato un campione di football americano. Blind side è infatti il lato cieco del Quarterback, quella zona del campo che non può vedere, neanche di sfuggita. E allora il tackle sinistro è la sua guardia del corpo, colui che copre quella zona. E' lì che il nostro ragazzone eccelle e si è fatto strada.

Secondo me invece è una storia sulle opportunità di questa società. Sul confine labile tra una vita di miseria, attraversata dalla violenza e sovente terminata presto con una revolverata e quella da sogno, di una persona che ha firmato un contratto milionario per una importante squadra professionista. E ci fa riflettere sull'ingiustizia di questa società che discrimina le persone nel momento in cui non da' a tutti gli stessi strumenti per lottare, non fornisce i mezzi per esprimere le proprie potenzialità. Quanti Michael Oher non lo sono diventati perché non sono stati così fortunati da incontrare le persone giuste?

Il problema è proprio questo: non ci deve essere bisogno di un deus ex machina. La società deve mettere tutti sulla stessa linea di partenza, fornire a tutti le stesse opportunità e poi saranno le capacità individuali che discrimineranno.

La dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti dice che tutti gli uomini sono stati creati uguali. Questo è il vero egualitarismo. Non dare a tutti le stesse cose, ma a tutti le stesse possibilità.


mercoledì 24 agosto 2011

C'era una volta il treno...

Oggi ho preso un treno ed è stata una esperienza suggestiva.

Iniziamo bene, parte al binario 1 Est della stazione termini. Ma dove è il binario 1 Est? A 500 metri dagli altri, un vecchio binario morto riadattato per i treni regionali. In sostanza fuori della stazione.

Entrando a Termini il cartello è perentorio: i treni IR non si fermano a Tiburtina! Punto.
Il tabellone elettronico del binario 1E dice che si ferma a Tiburtina. Alla partenza del treno una cortese voce annuncia che il treno NON si fermerà a Tiburtina. Seguita 30 secondi dopo dalla lista delle stazioni. e la prima quale è? Roma Tiburtina alè. Risultato? Il treno non ferma a Roma Tiburtina!

Bene ma andiamo al ritorno. Il treno è soppresso. Posso avere il rimborso del mio biglietto elettronico? No è elettronico lo deve fare via web! Lo posso fare via web? Macchè, biglietto non rimborsabile!

Servizio clienti a Termini? Ma stiamo scherzando? 50 persone in fila con una sola persona allo sportello. Numero telefonico? Ma dai...9.91 centesimi al minuto e non rispondono mai, quando rispondono alzano la cornetta e giù. Rimborso impossibile.

Ma quanto ritardo ha il treno? Informiamo la gentile clientela che il treno ha 5 minuti di ritardo. Dopo 30 secondi un nuovo annuncio:ha dieci minuti di ritardo. Trenitalia viola anche le barriere del tempo, riesce ad accumulare 5 minuti in 30 secondi.

Va bene, alla fine parte con 30 minuti di ritardo. Arrivati ad Orte la sorpresona! Il treno è un IC per Napoli...
"si avvisano i gentili passeggeri che la coincidenza con il treno per Roma Terni è al binario 2".

Come?? Non si ferma a Roma, dobbiamo prendere un altro treno? No ha detto Terni, no ha detto Roma sono sicuro, ma Termini c'era? Dopo circa un minuto arriva la rettifica: i passeggeri per Terni, ripeto Terni...
Roma Terni ancora non esiste...

La si prende a ridere, in fin dei conti siamo usi a questi disservizi. Vetture luride, treni scalcagnati, personale indecente, database non aggiornati, servizio clienti assente. Tutti ingredienti per una ricetta di successo.

Qualcuno si chiede perché Trenitalia non sia in utile? Ma stiamo scherzando?? Sarebbe un miracolo il viceversa. Il problema è che questi treni sono una perdita, e una vergogna, per tutta la nazione!



martedì 23 agosto 2011

il paese del presente

Siamo una nazione strana. Da noi conta solo il presente. Le leggi non vengono fatte pensando al futuro, la politica non ha una visione di insieme, una idea di società, un orizzonte a cui tendere. E' solo contabilità giornaliera. Leggo in questi giorni che i baby pensionati ci costano ben 9 miliardi di euro l'anno. E' un abominio. Sopratutto se poi si va a vedere che molti hanno sotto i 50, alcuni sotto i 40 e udite udite, c'è chi è andato in pensione a 29 anni con l'assegno pieno.

Ma allora il legislatore perché ha acconsentito questa cosa? Non era chiaro quale sarebbe stato il peso per le future generazioni? Un paese che vive di presente non ha cura di quello che succede domani. I voti si prendono oggi.

Ma neanche del passato abbiamo memoria. Diceva con amarezza Montanelli che in Italia una volta che uno è morto è morto per sempre. Il che è verissimo, dato che non additiamo mai gli esempi degli uomini che hanno dato lustro a questo paese. Ma anche nella vita di tutti i giorni questo è il paese dell'adesso. Si può dire tutto e il contrario di tutto, tanto nessuno si ricorda. Travaglio ci ha costruito sopra una carriera mettendosi da parte le dichiarazioni dei nostri governanti. Chi ricorda Fini che disse a Berlusconi "siamo alle comiche finali" alla nascita del PDL, tre mesi prima di andare alle elezioni insieme e vincerle? Chi rammenta i discorsi del Berlusca sul leghista Bossi, e il Berluskaiser con cui il padre del trota lo appellava nella seconda metà degli anni 90?

Verba volant.

«  Il passato non è più, il futuro non è ancora: il presente come separazione tra due cose che non esistono, come fa ad esistere? » 


Ce lo chiediamo mai come fa ad esistere un paese che vive solo di presente?

venerdì 12 agosto 2011

Il redde rationem di mister taglio lineare

Viviamo tutti al di sopra delle nostre possibilità e prima o poi arriva il conto.

Prendiamo la quotidianità. Moltissimi hanno una colf (da bambino si chiamava donna delle pulizie). Certo è comoda. Eppure quante sono in regola? Pochissime, è chiaro costa un sacco.
Vogliamo fare un sacco di corsi in tante università. Ma assumiamo i professori e li paghiamo come tali? No. Li facciamo fare ai ricercatori. Ma una TV al plasma? un Suv? non ce li vogliamo permettere? A rate si intende...
E come nazione abbiamo un debito che è pari a 1,2 volte la ricchezza che produciamo. Dunque non si può mai ripianare e lo possiamo pagare facendo altri debiti.

Sapevo che il redde rationem sarebbe arrivato ma non mi aspettavo così presto e sopratutto speravo non fosse gestito da mister Taglio Lineare. In Italia, spesso, il fatto di occupare una posizione, in questo caso ministro dell'economia, è di per sè indice di competenza. Negli ultimi 10 anni, 8 manovre finanziarie le ha partorite l'attuale condomino del dicastero dell'economia, Tremonti. In questo periodo è riuscito nel poco edificante risultato di scassare i conti già disastrati del nostro paese. Qualcuno si ricorda il triennio dopo l'11 settembre 2001? Ogni anno il caro ministro scriveva nel documento di programmazione economica che saremmo cresciuti del 3% di PIL l'anno, roba che non si vede in Italia dagli anni 60. E ogni anno siamo cresciuti poco più di zero. Alla fine in un decennio non siamo cresciuti affatto.

Se prevedi di avere entrate che poi non hai, il tuo deficit aumenta e anche il tuo debito. Dalla fine del primo governo Prodi il debito pubblico è aumentato di un altro 15% circa.

Messo davanti all'esigenza di far quadrare i conti dall'europa, qui il nostro superministro ha dato il meglio di se'. Ha partorito il "Taglio Lineare". Che vuol dire? Taglio a tutti, buoni e cattivi, virtuosi della spesa o mani bucate. Taglio indipendentemente dagli obiettivi raggiunti o da raggiungere. Prendo e tolgo a tutte le università italiane il 20%. Secco. Tolgo a chi pubblica su riviste internazionali o su settimanali femminili (esistono!). Sei stato bravo? Hai amministrato bene? Non importa. E faccio lo stesso con le regioni, con le amministrazioni locali etc. Il metodo più antimeritocratico del mondo: il taglio lineare. Non analizzo le situazioni, non entro nel merito delle dinamiche di spesa. Prendo e sbarro una rigra.

A Luglio ha fatto una manovra che era ridicola, prevedendo i risparmi per l'anno dopo le elezioni. Ma il bluff è stato scoperto e adesso si corre ai ripari. E a chi si chiedono i sacrifici? Ai soliti noti.

Cominciamo dagli autonomi. Quelli con i redditi alti avranno una addizionale di imposta. Mi metto nei loro panni. Già solo l'1% degli italiani dichiara tali redditi (ma quante macchine di lusso, barche, vestiti firmati in giro...) . E a questi che lo fanno per forza o per convinzione gli si dice: bravo fesso, adesso ti tassiamo ancora di più. Molti si lamentano che le tasse siano alte. Vero. E dietro questa scusa si trincerano per non pagarle. Ed allora un pò di coraggio. Abbassiamo le aliquote per il lavoro autonomo, non lo strozziamo con le tasse. Premiamo la loro intraprendenza imprenditoriale, il fatto che creano ricchezza e posti di lavoro. Ma siamo inflessibili con chi non paga le tasse. Togliamo l'alibi del troppi soldi allo stato. Se ti becco che evadi ti chiudo, ti sequestro la casa, ti pignoro il pigiama. A te e a tutti quelli che ti hanno aiutato. Facciamo terra bruciata. Premiamo chi denuncia gli evasori. Caccia alle streghe? No, si tratta di civismo. Perché quando un ospedale chiude perché non abbiamo i soldi per tenerlo aperto capita che non li abbiamo perché non tutti danno il loro. Inoltre è anche concorrenza sleale verso chi le tasse le paga. E allora con queste persone tolleranza zero. Ripeto, abbassiamo le tasse e facciamole pagare. I metodi ci sono. Non è demagogia, è democrazia.

Si parla, questo è il governo dell'annuncio, di togliere le tredicesime agli statali. Parliamoci chiaro. Se vivo in una casa con una famiglia numerosa e un membro mani bucate si ipoteca la baracca per i suoi agii, prima mi devo mettere le mani in tasca e poi possiamo discutere, con un tetto sopra e non in mezzo alla strada. Dunque siccome so che un debito va ripagato sono pronto a fare dei sacrifici per il mio paese. Perché alla fine io amo questa nazione, mi stanno sulle palle solo gli italiani!

Ma che siano sacrifici una tantum. E sopratutto che pagata l'ipoteca io possa prendere il responsabile e dirgli: adesso fuori di qua. E' questo il caso? Non mi pare proprio. Negli ultimi due anni io ho perso 5000 euro tra mancati aumenti e minori entrate a causa del cambio delle politiche di rimborso dei periodi all'estero e del blocco degli stipendi. Non sono pochi per il mio reddito. E adesso mi si chiede anche di fare fuori la tredicesima. Perché? Con che coraggio? Ad uno che lavora quasi il 50% in più delle sue ore di contratto non retribuito, ad uno che tiene un corso all'università non pagato, ad uno che non ha tempo nemmeno di fare una partita a tennis con un amico perché ci sono dei periodi in cui lavoro non ti lascia nulla. Ad una persona che è entusiasta di quello che fa perché gli piace e non incrocia le braccia perché incazzato con il mondo, ma anzi cerca di fare in modo che il suo agire possa, per quel poco che conta, migliorare questo mondo.

E poi si toglie ai meno meritevoli? Giammai. si toglie ai dipendenti di quelle amministrazioni non virtuose, come se loro fossero i responsabili della gestione, sovente politica. Si mette un boiardo di stato megapagato totalmente incompetente e poi si fanno pagare agli altri le sue magagne? Mi pare che non ci siamo...

Il problema è che i politici vivono su un altro pianeta, pasteggiano ai ristoranti pagando un euro, hanno redditi e entrate che li distanziano anni luce dai normali contribuenti o dalla classe media. e se tu non conosci un problema, io te lo posso pure spiegare, ma bisogna viverle le situazioni non farsele raccontare.

Bisogna stare in mezzo alla gente, bisogna usare i mezzi pubblici, gli aerei alitalia, gli aeroporti civili, i treni, bisogna andare in auto non nelle corsie preferenziali, bisogna andare a fare la spesa, andare dal dottore quando si sta male a fare la fila, aspettare mesi per una analisi. Quando vedrò che ci si comporta così allora potrò pensare che stiamo facendo tutti dei sacrifici e il mio contributo sarà dato con solidarietà. Per adesso a me pare solo la storia del congiunto spendaccione a cui dobbiamo di necessità ripianare un debito. E la cosa mi sta molto sulle palle.

sabato 6 agosto 2011

il cliente ha sempre ragione

Una volta questa era la massima di ogni esercizio commerciale. Mi pare che oggi le cose siano molto cambiate. Forse è mutato il rapporto interpersonale, forse oggi le persone non sono più persone ma solo bancomat.

e così capita che entrando in un negozio si riesca totalmente trasparenti, succede di trovare una persona al telefono che non lascia l'apparecchio, capita che delle semplici domande irritino.

Eppure ci sono delle sacche di resistenza, dei luoghi ove la gentilezza ancora rimane. Sono da segnalare all'Unesco!!

Mi trovo in francia e credo che alla massima si dovrebbe aggiungere:"il cliente ha sempre ragione se parla francese". Siamo onesti, in Italia non parliamo le lingue straniere, ma per vendere saremmo capaci anche di esprimerci in sanscrito. Qua non è così. Nonostante uno si sforzi non c'è nulla da fare. Un approccio English, cioè parto con l'inglese e amen suscita subito ostilità e poi mi brucio comunque i ponti perché tanto anche i giovani degli esercizi commerciali nella provincia francese non parlano inglese. Se proviamo con un bit di francese, che non conosciamo, aiutandoci con frasi fatte e dizionari passiamo per ritardati. In ogni caso siamo in Francia da dieci giorni e finora abbiamo incontrato solo pochissime persone veramente cortesi, e alcuni non erano nemmeno francesi.

Mi domando, ma gli euro che gli lasciamo valgono meno perché non parliamo la lingua? Probabilmente mi inganno e la scortesia è la stessa che c'è anche da noi. Forse la lingua è solo un pretesto, loro sarebbero scortesi a prescindere. Mi chiedo perché non c'è cortesia, perché è scontato che io debba comperare, mangiare, soggiornare in un posto?

In realtà sono sensibile perché mi tocca il portafoglio e spendere con gente scostante non si fa mai volentieri. Però forse il problema è più vasto. La gentilezza, l'empatia, il mettersi nelle scarpe dell'altro, il venirsi incontro è merce rara signori e sta sempre più sparendo.

La ricetta è  sempre la stessa. Innaffiare la nostra cordialità, apprezzare quella di chi la dimostra e tagliare i ponti con gli altri.