venerdì 16 dicembre 2011

La radio, colonna sonora della nostra vita

Il 12 dicembre 1901, 110 anni fa, vi fu la prima trasmissione radio transoceanica. Guglielmo Marconi aveva reso il mondo più piccolo.

La tecnologia mangia i suoi figli. Il progresso rende obsoleto ciò che era parte della nostra vita fino a ieri. Eppure passano gli anni, si evolvono le tecnologie, ma la radio rimane sempre viva.


Non è più a valvole come quella che avevano i miei nonni, non costa cara, è di serie in ogni automobile. Una volta l'autoradio era un privilegio e come tale destava ammirazione e pericolose attenzioni. Si doveva portare via e pesava parecchio.

Nella mia adolescenza c'è la radiolina, quella piccina, con cui ascoltare tutto il calcio minuto per minuto. "Scusa Ameri, sono Ciotti", con la sua voce rauca e inconfondibile. Era un mondo immaginato, con gli spalti sempre "gremiti al limite della capienza" e la "ventilazione inapprezzabile". La TV era in bianco e nero e trasmetteva solo uno spezzone di una partita. Quando si sentiva la radio allora si immaginava il mondo in bianco e nero. Poi arrivò il colore ma il calcio si poteva vedere o allo stadio o da un amico che lavorava alla Rai e che ti faceva magari entrare per guardare i segnali in bassa frequenza come si diceva allora. Però almeno sognavamo a colori...

E così la radio diveniva la compagna delle nostre domeniche. Magari in gita con la scuola si camminava con l'orecchio sulla radiolina.

La radio è la colonna sonora della nostra vita. Un ricordo: dicembre 1997, la neve bigia scendeva tra gli alberi del Fermilab. Ero in macchina, avevo finito la giornata di lavoro. Era andato tutto bene, le misure per cui ero andato lì erano riuscite. Contento ma solo. Accendo la radio e sento una canzone di Elton John. E così mentre fuori soffia il vento mi avvio verso casa, nel silenzio e nel deserto di una serata invernale nell'Illinois. E dentro una grande felicità che la canzone ha cristallizato in un momento di epicità. Cosa sarebbe stato senza la radio?

Cosa sarebbero le mie quotidiane agonie sul raccordo anulare senza il conforto del "Ruggito del Coniglio"? Dose e Presta mi fanno compagnia da un decennio. In loro c'è una satira leggera, l'Italia che telefona è variegata, poliedrica. Pare ancora una nazione bella, sana, piena di tocchi di genialità.

C'è la radio parlata, di informazione. "Stampa e Regime" su Radio Radicale o "Focus Economia" su radio24. C'è la radio scanzonata di Caterpillar su radio2, quella di intrattenimento di "Si salvi chi può" su RMC, quella a mezzo tra l'attualità e un programma di costume, un pò degenere se vogliamo, de "La zanzara" su radio24. Sempre sulle stesse frequenze si può ascoltare (ma raramente, che orario infelice)  "Voi siete qui", un programma delicato che parla delle persone, di storie comuni che proprio perché comuni sono così uniche. C'è poi la radio di serie B, quella del calcio parlato, dei tifosi dall'italiano improbabile e dei commentatori dalla competenza discutibile. Sono uno spaccato del nostro mondo e valgono come fenomeno sociale più che sportivo.

E poi c'è la musica, tanta musica, a tutte le ore, su tutte le frequenze.

Ma sopratutto in un mondo in cui la fantasia è sempre più all'angolo, con il 3D, con i videogiochi così realistici, la radio insieme ai libri è l'ultimo rifugio del nostro immaginario.

Perché i sogni sono sfumati, sono distanti dalle linee marcate della realtà, così come è la radio.

1 commento:

  1. bello bello...si inserisce nel contesto malinconico di cui spesso ho parlato sul mio blog

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