venerdì 2 giugno 2017

Titiro vs Odisseo

Due esempi di ciò che mi resta degli studi classici e che mi ricordo a memoria, molto differenti però.

"Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi silvestrem tenui Musam meditaris avena". 

E' l'inizio delle Bucoliche di Virgilio, una cosa che ho studiato al liceo e mai più aperta. Che vuol dire? Non me lo ricordo. E non solo la traduzione, non rammento nemmeno il contesto, la storia, chi era questo Titiro? 

ἄνδρα μοι ἔννεπε, μοῦσα, πολύτροπον, ὃς μάλα πολλὰ
πλάγχθη, ἐπεὶ Τροίης ἱερὸν πτολίεθρον ἔπερσεν

Qua invece la situazione è completamente differente. Non solo so di cosa sta parlando Omero, dell'uomo dai molti ingegni che vagò a lungo dopo la distruzione di Troia, ma rammento perfino la traduzione delle parole. 

Perchè? Perchè come dice Froom lo studente ha una concezione materialistica della conoscenza. Vogliamo avere la conoscenza, ma in modo non molto diverso da quando desideriamo una macchina o un cellulare nuovo. Quello che manca è la nostra trasformazione indotta da questa conoscenza. Di Virgilio ho imparato qualcosa a memoria e questo è rimasto in un cantuccio della mia mente. Ma alla fine siamo rimasti estranei.

Ricordo Odisseo perchè io sono stato Odisseo, sono stato invitato a cena da Alcinoo, re dei Feaci, e ho conosciuto Nausica dalle bianche braccia. Ho vagato a lungo nel mare, incontrato Polifemo e la maga Circe. E finalmente sono tornato a casa, ho rivisto Telemaco e il vecchio padre Laerte e non sono caduto nell'inganno di Penelope sul mio letto, che ricordo bene che non si può spostare perchè intagliato in un tronco di olivo. L'ho fatto io!

Questa storia è entrata dentro di me, per quello che significa, perchè Ulisse è stato il simbolo dell'uomo che esplora, non guidato solo dalla collera degli dei che non lo fanno tornare a casa, ma anche dalla curiosità, quella che lo porterà a ripartire un anno più tardi, nella versione di Dante Alighieri. 

Non ho dunque acquisito solo una conoscenza, ma questa mi ha modificato come dice sempre Froom.

Questo lo ritrovo anche nel mio ruolo di insegnante. Ci sono quegli argomenti che spiego che mi appartengono profondamente perchè li ho amati, perchè li ho maturati, li ho anche sofferti, li uso quotidianamente nel mio lavoro. E poi ci sono quelli che li so perchè li devo sapere, ma non mi hanno cambiato, si sono accumulati da una parte. 

Oggi la conoscenza viene apprezzata (con alcuni limiti nel nostro paese) perchè aiuta a trovare a lavoro. Ma invece ci scordiamo che aiuta a trovare noi stessi. 



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